Portal Spraw Zagranicznych psz.pl




Portal Spraw Zagranicznych psz.pl

Serwis internetowy, z którego korzystasz, używa plików cookies. Są to pliki instalowane w urządzeniach końcowych osób korzystających z serwisu, w celu administrowania serwisem, poprawy jakości świadczonych usług w tym dostosowania treści serwisu do preferencji użytkownika, utrzymania sesji użytkownika oraz dla celów statystycznych i targetowania behawioralnego reklamy (dostosowania treści reklamy do Twoich indywidualnych potrzeb). Informujemy, że istnieje możliwość określenia przez użytkownika serwisu warunków przechowywania lub uzyskiwania dostępu do informacji zawartych w plikach cookies za pomocą ustawień przeglądarki lub konfiguracji usługi. Szczegółowe informacje na ten temat dostępne są u producenta przeglądarki, u dostawcy usługi dostępu do Internetu oraz w Polityce prywatności plików cookies

Akceptuję
Back Jesteś tutaj: Home Opinie GLI OSSERVATORI UE: E’ MOSCA A RIALZARE LA TENSIONE CON TBILISI

GLI OSSERVATORI UE: E’ MOSCA A RIALZARE LA TENSIONE CON TBILISI


04 sierpień 2009
A A A

Nessuna voce internazionale sul luogo ha confermato gli spari verso Cchinvali (la capitale dell'Ossezia del Sud) per i quali Tbilisi sabato 1 agosto è stata accusata dal Ministero della Difesa russo, che con una nota ufficiale ha palesato l'intenzione di "ricorrere all'uso della forza se la Georgia non porrà fine alle provocazioni verso l'Ossezia del Sud e l'Abkhazja". E da martedì 4 agosto, in territorio osseto meridionale l'esercito russo inizia "esercitazioni preventive", palesemente in funzione anti-georgiana.

Peccato che la Commissione Europea ha dichiarato di non sapere nulla in merito agli atti ostili da parte della Georgia. Ed anche gli osservatori UE hanno evidenziato come "non c'è stata alcuna azione militare verso la repubblica separatista, ed il diffondersi di questa notizia è a sua volta una provocazione".

Come se non bastasse, in un'intervista ad una radio polacca gli abitanti delle campagne di Nikozi ed Ergneti (poco distanti da Cchinvali) hanno negato le azioni militari di cui sopra, aggiungendo altresì che qualora spari si fossero verificati, la loro origine sarebbe stata sicuramente moscovita, dal momento in cui "sono le nostre [loro, n.d.a.] case ad essere di continuo sotto il fuoco proveniente dai territori in cui staziona l'esercito russo". Tanto è vero che, per timore di ulteriori provocazioni, Tbilisi ha incaricato la propria polizia e la Guardia Nazionale di presidiare strade, ponti e viadotti dell'area.
Anche gli abitanti delle campagne ossete hanno criticato l'atteggiamento dei soldati russi, dichiarando ai giornalisti del servizio di informazione Civil Georgia (www.civil.ge/eng) che "gli occupanti da Mosca abbattono chiese e monumenti storici, cancellano ogni scritta in georgiano persino dagli affreschi nei monasteri, e compiono atti vandalici presso i cimiteri del luogo".

Non a caso, la notizia è stata fatta circolare dal Cremlino a circa un anno dall'attacco alla Georgia, attuato per strappare a Tbilisi il controllo delle due regioni dell'Abkhazja e dell'Ossezia del Sud, nelle quali dal '91 Mosca ha distribuito a pioggia propri passaporti per russificare la popolazione locale e per legittimare ogni eventuale futuro intervento militare volto all'annessione di quei territori. Dopo l'aggressione della scorsa estate, a riconoscere l'indipendenza delle due lande in questione sono state solamente la Federazione Russa ed il Nicaragua, Paese notoriamente confinante con l'area caucasica.

Pronta è arrivata la reazione georgiana per voce del Capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale Ekaterina Tkečelašvili, la quale ha ricordato come Mosca "si sta comportando oggi nella medesima maniera di un anno fa, quando si sentì legittimata alla guerra col vicino", chiedendo all'occidente di inviare al Cremlino un chiaro segnale che eviti il reiterarsi degli eventi dell'agosto 2008.
Il giorno successivo, anche il Ministero degli Esteri Grigol Vašadze ha invitato la Comunità internazionale "a supportare ogni azione che possa prevenire il ripetersi dell'aggressione dell'esercito russo in territorio georgiano", sottolineando che il Cremlino è responsabile di "azioni militari mirate alla destabilizzazione dell'intera area del Caucaso", dall'Abkhazja alla Cecenia.
Invece, il Presidente Mikheil Saakašvili a sua volta ha spiegato come la vera intenzione della Russia sia quella di deporlo dal vertice del Paese (ricordando le continue minacce e gli insulti personali inviatigli dall'attuale primo ministro russo Vladimir Putin), aggiungendo che la Georgia non cercherà in alcun modo il conflitto armato con Mosca.
Inoltre, pochi giorni prima del nuovo caso diplomatico le autorità georgiane hanno comunicato l'intenzione da parte russa di costruire un aeroporto militare nella regione di Achalgori, per la cui realizzazione sarebbe necessario l'abbattimento del monastero femminile di San Aleksej.

Come se quanto scritto finora non bastasse, martedì 4 agosto il presidente dell'Ossezia del Sud Eduard Kokojtyj ha comunicato in via ufficiale all'agenzia AFP/Interfax che le truppe militari russe realizzeranno esercitazioni preventive in territorio osseto meridionale fino al confine con la Georgia "per garantire la sicurezza e mantenere la situazione sotto controllo". Inoltre, ha appoggiato le dichiarazioni del Ministero della Difesa di Mosca, giustificando il "diritto russo all'uso della forza in caso di provocazioni georgiane".

Dinnanzi a questa caldissima situazione che nuovamente rischia di esplodere, resta l'autorevole parere della maggior parte degli esperti militari, secondo cui agosto è il mese ideale per iniziare un conflitto nel Caucaso.
E resta anche il rammarico per l'impossibilità da parte degli osservatori internazionali di essere arbitri della contesa, dal momento che il governo osseto filo-russo e l'esercito del Cremlino vietano loro l'ingresso nella regione. In barba alla risoluzione di pace negoziata da Mosca con l'allora presidente di turno UE Nicolas Sarkozy. E a tutti gli sforzi di chi, inutilmente, cerca di negare il ritorno dell'impero russo.
Matteo Cazzulani